VACCA ROSSA
Razza Reggiana
Storia e consistenza capi
Le origini della razza
Reggiana sono molto antiche, infatti fonti storiche la fanno risalire ai bovini
giunti nel nostro paese con le invasioni barbariche.
Questi bovini erano già
diffusi nel territorio emiliano otto secoli fa, da quando si hanno le prime
notizie certe su quel formaggio poi conosciuto come Parmigiano Reggiano.
Da allora e sino ad oggi i
destini della razza sono stati legati a questa produzione; la Reggiana può
quindi fregiarsi giustamente del titolo di “Madre” del formaggio parmigiano
reggiano. Molti sono gli elementi che differenziano e caratterizzano la razza
reggiana; un animale di buona taglia,leggermente superiore alla media della
specie,con tronco lungo e testa distinta e con il mantello rosso-fromentino
uniforme ,da cui il nome di “vacca rossa”.Per molto tempo è stata la principale
razza allevata in provincia di Reggio Emilia e nelle zone limitrofe delle
province di Parma e Modena, tanto che negli anni cinquanta contava 130.000 capi,
successivamente è iniziato un periodo di declinio dovuto all’ introduzione di
razze più produttive in termini di quantità del latte a scapito della qualità
del latte, tanto che nel 1982 si è raggiunto il livello minimo delle consistenze
con appena 900 capi.
Attualmente questo processo
si è arrestato e vi è ormai una decisa inversione di tendenza: i dati dell’
Associazione Nazionale Allevatori Bovini di Razza Reggiana riportano per il 2002
288 allevamenti in cui sono presenti circa 2200 capi , di cui 1190 vacche, 600
manze, 300 vitelle e 45 torelli.
In passato, quando la nostra
bovina dal mantello rosso aveva anche il compito di fornire forza lavoro nei
campi, la reggiana era considerata razza a triplice attitudine (latte, carne e
lavoro);oggi però dopo anni di attività selettiva da parte degli allevatori la
si può considerare a tutti gli effetti ad attitudine esclusiva per la
produzione di latte di qualità,come testimoniato dai risultati riportati nei
Bollettini Ufficiali della Associazione italiana Allevatori. La Reggiana ha però
mantenuto la rusticità, la frugalità e la longevità tipica del periodo in cui
era l’animale tutto fare dell’azienda agricola. Nel 2002 la produzione media è
stata di circa 54,70 Kg. di latte con il 3,56% di grasso ed il 3,39% di
proteine.
Il suo latte
Oggi la Reggiana ha invertito
la tendenza negativa che sino a pochi anni fa la voleva estinta, ma dietro la
sua rinascita vi è un segreto antico. Si tratta della qualità e delle
caratteristiche del suo latte, particolarmente ricco dei principali costituenti
necessari alle produzioni casearie: le proteine e fra queste la caseina la più
importante ai fini della produzione dei formaggi. Nella produzione del
Parmigiano Reggiano il contenuto proteico e la caseina in particolare rivestono
una notevole importanza, sia per il valore nutritivo del formaggio sia per le
proprietà fisico – chimiche del latte ed il loro effetto tecnologico nella
lavorazione. In particolare la variante B della frazione K Caseina,
particolarmente utile ai fini caseari, è presente nella Razza Reggiana con una
percentuale tra le più elevate tra le razze da latte (più del 27% delle bovine
di questa razza presentano il massimo grado di espressione genetica di questa
variante), queste caratteristiche sono presenti nel corredo genetico della razza
e sono quindi trasmissibili alla discendenza.
Questo ed altri elementi
conferiscono al latte della Reggiana una migliore attitudine casearia e
superiori rese in formaggio rispetto a quelle di molte altre razze da latte.
Queste caratteristiche che sono oggi evidenziate dal mondo scientifico erano già
empiricamente conosciute dagli antichi casari. Allo scopo di mantenere e
migliorare queste caratteristiche sono in atto già da alcuni anni programmi per
lo studio, il miglioramento e la conservazione della razza, tra questi gli
accoppiamenti programmati con l’impiego della fecondazione artificiale, per
limitare il livello della consanguineità e aumentare la variabilità genetica
della razza.
Il formaggio Parmigiano
Reggiano delle “Vacche Rosse”
La Reggiana ha quindi un
notevole patrimonio genetico e caratteristiche del latte che la pongono in
posizioni di rilievo per la specie bovina, ma come evidenziare e valorizzare
queste specificità visto anche il limitato numero dei capi allevati? Per
raggiungere questo obiettivo nel 1990 un gruppo di allevatori ha preso in seria
considerazione l’ipotesi di caseificare separatamente a formaggio Parmigiano
Reggiano il latte di questa razza.
Per realizzare questa idea,
nata dall’incontro tra allevatori, personalità del mondo agricolo e scientifico,
sia locale che nazionale, si è organizzato un programma di valorizzazione
realizzato in collaborazione con il Centro Ricerche Produzioni Animali di Reggio
Emilia e finanziato dal Ministero dell’Agricoltura.
Il programma, iniziato nel
1991, si è concretizzato nella lavorazione separata di consistenti quantitativi
di latte, ed ha permesso di ovviare ad uno dei principali problemi degli
allevatori di Reggiana, infatti la frammentazione degli allevamenti sul
territorio unita alla limitata consistenza dei capi non consentiva di lavorare
in purezza il latte e i caseifici non facevano altro che miscelarlo con quello
delle altre razze. Per la gestione di questo programma e per organizzare
efficacemente l’attività di valorizzazione, nel 1991 questo primo gruppo di
allevatori decise di dare vita al Consorzio Valorizzazione Prodotti Antica Razza
Reggiana, in sigla CVPARR; il programma di valorizzazione ha avuto una durata
biennale, ma il suo successo è stato tale che le lavorazioni separate sono poi
continuate autonomamente negli anni successivi a cura del CVPARR. Il programma
di valorizzazione è stata anche l’occasione per il mondo della ricerca di
approfondire le conoscenze sulle caratteristiche delle proteine del latte e sul
formaggio Parmigiano Reggiano di Reggiana.
Le sperimentazioni e le
lavorazioni si sono svolte presso il Caseificio Sperimentale “Notari”
dell’Istituto Agrario “A. Zanelli” di Reggio Emilia e sono state eseguite dal
Prof. Giuseppe Losi del Dipartimento di Protezione e Valorizzazione
Agroalimentare dell’Università di Bologna e dal Prof. Primo Mariani
dell’Istituto di Zootecnia e Alimentazione dell’Università di Parma.
Nel corso del programma di
valorizzazione si è ottenuto in media quasi 1 Kg. di formaggio in più per
quintale latte lavorato rispetto ai dati medi del comprensorio del Parmigiano
Reggiano e ai buoni risultati in caseificio si è unita l’ottima accoglienza da
parte del consumatore. Tutto questo ha decretato da un lato il successo del
programma di valorizzazione e dall’altro ha dimostrato come la nostra antica
vacca rossa, con la qualità delle sue produzioni unita alla rusticità e
robustezza, può essere ancora ampiamente competitiva, anche nel confronto con le
moderne razze cosmopolite. Questi i risultati tecnici ottenibili con il latte
della Reggiana, ma il formaggio come si presenta al consumatore? Non è
necessario essere degli esperti per rilevarne le caratteristiche più evidenti:
la pasta è di colore giallo paglierino tipico e non bianco, questo è dovuto
all’alimentazione delle bovine basata sul fieno e sulle erbe provenienti dai
prati permanenti del territorio reggiano, che possono contenere sino a 150
essenze diverse, la struttura è minutamente granulosa con frattura a scaglia e
occhiatura minuta, l’aroma e il sapore sono caratteristici; il formaggio è
saporito senza essere piccante anche a stagionatura avanzata (30-32 mesi),
proprio come il Parmigiano Reggiano di un tempo. La logica conclusione del
programma di valorizzazione è stata la marchiatura a fuoco delle forme su
entrambe le facce, con il logo utilizzato dal Consorzio di Valorizzazione,
successivamente diventato marchio registrato.
Conclusioni e prospettive
Qual è oggi l’attività del
Consorzio di Valorizzazione Prodotti Antica Razza Reggiana? In primo luogo gli
allevatori di Reggiana, soci del Consorzio, continuano la lavorazione in purezza
a Parmigiano Reggiano il latte delle loro bovine presso il Caseificio
Sperimentale “Notari”; i quantitativi lavorati sono passati progressivamente dai
circa 2.000 q.li dei primi anni, con la produzione di circa 400 forme, agli
attuali 15.000 q.li (l’obiettivo a breve termine è di superare i 20.000 q.li)
con la produzione di circa 3.500 forme annue, che vengono vendute presso lo
spaccio aziendale, in ristoranti, negozi e gastronomie specializzate.
Ognuna di queste forme viene
sottoposta ad un periodo di stagionatura di 24-36 mesi e dopo rigorosi controlli
e la valutazione degli esperti viene marchiata a fuoco con il marchio registrato
utilizzato dal Consorzio Valorizzazione Prodotti Antica Razza Reggiana;
rappresentato da un carro pieno di buon formaggio Parmigiano Reggiano, trainato
da una coppia di vacche reggiane e il logo è di dimensioni tali che una sua
parte è riconoscibile in ogni singola “punta” di formaggio, anche quelle di
appena mezzo chilo, a garanzia e tutela del consumatore, che può così essere
sicuro di gustare il vero formaggio Parmigiano Reggiano prodotto esclusivamente
con il latte di queste vacche.
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