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Cipolla rossa di Acquaviva
“Il suolo è fertilissimo in
olio, grano, anice, comino, mandorle, biade e legumi. Vuolsi notare che fra i
ricolti, onde maggiormente si avvantaggia la classe agricola è quello delle
cipolle, ricercatissime anche da lontane regioni, essendo prodotto speciale di
una parte di questo suolo, che le rende preferibili a quante ne producono altri
terreni”. Questo passo è tratto da un testo del 1875 – Storia della Chiesa
Palatina di Acquaviva delle Fonti dal 1779 al 1875 – ed è una preziosa
testimonianza della vocazione agricola del piccolo centro pugliese. Il suo nome,
Acquaviva delle Fonti, è legato all’ampia disponibilità di acqua dolce, che
sgorga limpida da una falda sotterranea perenne. Accanto a questo elemento, vi è
poi la qualità dei terreni di questo angolo di Puglia: terreni ben drenati ed
aerati, profondi, ricchi in potassio, con un impasto medio, tendente a limoso.
Caratteristiche ideali per la coltivazione della cipolla, al punto che il bulbo
coltivato in questi terreni, già nel corso dell’800, era apprezzato e scambiato
anche su mercati extra-regionali. Rinomata per la sua dolcezza, la cipolla di Acquaviva è riconoscibile anche per la tipica forma appiattita: un grosso disco
dello spessore di 2-3 centimetri, larga fino ad una spanna, e con un peso di
circa 500 grammi. Il suo colore sta tra il rosso carminio e il violaceo e si
schiarisce, verso l’interno, sino a divenire completamente bianca. La
coltivazione avviene nel rispetto della tradizione antica e in modo del tutto
naturale. E’ seminata in settembre, a luna calante, e raccolta dai primi giorni
di luglio sino ad agosto. La coltivazione della cipolla d’Acquaviva è limitata
al territorio del Comune: la superficie investita è calata negli ultimi anni e
la resa media per ettaro è molto inferiore alla media nazionale, 200 quintali
contro i circa 300 della media nazionale. La ragione sta, in parte, nelle
caratteristiche intrinseche della varietà, in parte, nel tipo di coltivazione
che rimane in gran parte manuale. Mantenendo al minimo gli interventi di tipo
chimico, si rende necessaria una dose supplementare di lavoro in campo: le
sarchiature e le scerbature (operazioni di diserbo manuale dei filari) devono
essere frequenti e questo si riflette anche sul costo del prodotto finale. Il
Presidio lavora perché la cipolla di Acquaviva torni ad essere conosciuta ed
apprezzata anche sui mercati nazionali, e possa spuntare un prezzo finalmente
remunerativo delle fatiche dei suoi coltivatori.
A tavola
La prima domenica di ottobre
la cipolla rossa è protagonista di una festa (organizzata dalla Pro Loco di
Acquaviva) che attira curiosi e golosi da tutta la regione, in questa occasione
si possono apprezzare i “rustici”,focacce di pasta di pane, ripiene di cipolle
rosse e ricotta forte. Questa ricotta, acidificata e stagionata per circa tre
mesi in contenitori di terracotta, ha odore pungente e sapore pronunciato e
piccantino, che si sposa ottimamente con la freschezza e la dolcezza del bulbo
acquavivese. Ma non si può lasciare Acquaviva delle Fonti senza aver assaggiato
l’agnellone al forno con cipolle, la focaccia con olive, cipolle, acciughe e
capperi, le cipolle cotte in forno nella tiella, cioè nel tradizionale tegame di
terracotta oppure, molto più semplicemente, un’insalata di cipolle rosse crude,
dolcissime, condite con olio extravergine di oliva e un poco di sale.
Abbinamento d’obbligo, un buon Primitivo locale.
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