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Asiago Stravecchio
Sull’Altopiano
dei Sette Comuni lo sanno bene: “Il formaggio buono si fa a nord del campanile”
dicono ogni volta che parlate con qualcuno di pascoli e di latte: si fa in
montagna, con il latte delle vacche al pascolo sugli alpeggi. E di alpeggi
l’altopiano ne ha ancora tanti, oltre settanta malghe attive che tutte le estati
caricano migliaia di capi. Lo spettacolo delle vacche che a fine settembre
scendono lungo le strade dell’altopiano a valle, per il riposo invernale, non è
raro in Asiago: qui le tradizioni sono ancora forti e può capitare di dover
accostare l’auto sul ciglio della strada per lasciare sfilare ordinatamente
decine di bruno alpine, grigio alpine o addirittura di rendene. Queste ultime –
insieme alle burline – sono le vacche tradizionali di queste montagne. Rustiche,
dal mantello castano scuro, scurissimo, a volte nero lucente, le rendene;
piccoline, con grandi pezze nere su manto candido, le burline. Entrambe danno un
latte eccezionale e sono perfette per il pascolo: razze robuste, buone per ogni
pascolo, anche quello più impervio o meno generoso.
Le malghe ancora attive nei
Sette Comuni sono oltre sessanta, un dato già di per sé eccezionale. Una
trentina trasforma il latte in formaggio, ma solo una decina produce Asiago
stravecchio Dop per un totale di un migliaio di forme circa ogni
anno. Pochissime.
Perché fare formaggi magri o
semigrassi e farli buoni non è facile. In generale si avverte sempre una certa
mancanza di equilibrio: se la pasta è troppo tirata, il formaggio è asciutto, se
è troppo cotta sa di caramello, se si sbaglia la salatura, sa solo di sale e
così via. L’ Asiago stravecchio mediamente non presenta questi inconvenienti: ha
profumi che vanno dall’erba sfalciata alla frutta matura al muschio. In bocca
entra dolce, quasi zuccherino e via via tende al pungente, alla nocciola
tostata, al pane grigliato. Un prodotto rarissimo, che offre una straordinaria
complessità di gusti, sapori e aromi.
Il Presidio: Perdere un
formaggio eccezionale come l’Asiago stravecchio delle malghe dell’Altopiano dei
Sette Comuni sarebbe un danno irreparabile. Eppure il rischio esiste: perché una
buona forma di Asiago diventi stravecchio occorrono almeno 18 mesi di
stagionatura in ambiente naturale e molti malgari preferiscono vendere prima le
forme. Per questo ogni anno sono sempre di meno le forme di stravecchio. Per
incoraggiare la ripresa della produzione è nato un Presidio, composto da sette
piccoli produttori dell’Altopiano e sostenuto dal Consorzio di Tutela Formaggio
Asiago Dop. I malgari si sono dati un regolamento aggiuntivo, a integrazione di
quello della denominazione di origine. Il regolamento del Presidio Slow Food
prevede la delimitazione dell’area di produzione – solo gli storici Comuni
dell’Altopiano – e una pratica di allevamento che esige il pascolo e esclude
insilati, mangimi industriali e prodotti ogm. Ma, soprattutto, stabilisce la
produzione migliore: da giugno a settembre. Il Presidio vuole convincere i
casari a far stagionare a lungo un maggior numero di forme avvicinando un
mercato interessato a riconoscere la giusta ricompensa per una qualità
eccellente e, soprattutto, vuole fare in modo che i malgari siano sempre più
consapevoli del loro ruolo, fondamentale per la tutela di queste montagne e per
la salvaguardia di una cultura e di una tradizione antichissime.
Area di produzione: Altopiano
dei Sette Comuni: comuni di Asiago, Conco, Enego, Foza, Gallio, Lusiana, Roana,
Rotzo (provincia di Vicenza).
Stagionalità: L’Asiago
stravecchio viene prodotto nella stagione estiva, da giugno a settembre. La
stagionatura deve essere almeno 18 mesi.
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